Associazione Cappuccini. La carità non va in quarantena.

Cappuccini. L’associazione impegnata dal 1997 nel quartiere popolare sta assistendo un centinaio di famiglie che sono in grandi difficoltà.
Il coronavirus porta alla luce con crudezza gli squilibri sociali del nostro Paese e il dilagare della povertà già prima che il blocco di tante attività economiche, a causa dell’emergenza coronavirus, privasse del reddito milioni di famiglie gettandole nello sconforto. Una situazione particolarmente esplosiva al Sud dove il lavoro nero e i lavoretti alla giornata sono molto diffusi, e ora del tutto bloccati.
Ai Cappuccini, quartiere popolare del vecchio centro storico, gli abitanti si trovano a fare i conti con l’impossibilità di fare la spesa, di pagare le bollette, di acquistare mascherine, guanti e igienizzanti, i dispositivi di sicurezza indispensabili per tutelarsi e per tutelare gli altri dal contagio. Così l’abituale attività dell’Associazione Cappuccini, attiva nel quartiere dal 1997, si è rapidamente modificata, a partire dal numero di famiglie che assiste abitualmente. Si tratta di circa cento nuclei la maggior parte dei quali particolarmente numerosi perché molte sono le famiglie allargate che includono più generazioni e anche parenti che, sfrattati per morosità, hanno perso la casa, o congiunti che dopo la separazione non hanno dove stare.
